Nuove tecnologie per monitorare e prevedere gli tsunami
Oggi vi presentiamo due nuove tecnologie che daranno un aiuto prezioso e concreto ai geologi nel monitoraggio e rilevazione di tsunami consentendo evacuazioni e misure d’emergenza in anticipo.
Oggi vi presentiamo due nuove tecnologie che daranno un aiuto prezioso e concreto ai geologi nel monitoraggio e rilevazione di tsunami consentendo evacuazioni e misure d’emergenza in anticipo.
Dopo il terribile tsunami che ha colpito il Giappone nel 2011 un team di esperti ha infatti iniziato a lavorare per integrare diverse tecnologie in modo da monitorare, prevedere e di conseguenza segnalare preventivamente le possibili catastrofi naturali limitando così i danni a persone e cose.
In questo contesto si inseriscono alcuni studi come quelli effettuati dalla società giapponese di Civil Engineers, secondo la quale i radar oceanografici possono osservare le correnti fino ad una distanza di 50 chilometri in mare aperto.
I dati raccolti fino ad oggi dimostrano che uno tsunami riesce a raggiungere una velocità di circa 195 km/h fino a 300 m in profondità, questo significa che in media uno tsunami avvistato a 50 km impiega soli 15 minuti a raggiungere la costa. URA, Urban Renaissance Agency, ha stimato invece che per evacuare con successo una comunità servono almeno 10 minuti.
Mitsubishi Electric ha studiato e realizzato alcune soluzioni ad alto contenuto tecnologico che potranno aiutare a prevedere e monitorare questi eventi naturali:
- La prima soluzione realizzata riesce a migliorare la visibilità dello tsunami prevedendo la corrente della marea e riducendo così il tempo necessario a rilevarlo.
- La seconda è in grado di stimare l’altezza dello tsunami basandosi sull’osservazione delle informazioni direzionali dei singoli radar. Questa procedura migliora il modello precedente che si basa sulla teoria dell’onda-lunga, che esprime la relazione tra l’altezza e la direzione dello tsunami. Di conseguenza l’altezza può essere stimata in tempo reale.
Grazie alle onde radio ad alta frequenza utilizzate dai radar oceanografici si possono così raccogliere informazioni relative fino a 20 km dalla costa, mentre con i radar tradizionali a microonde le informazioni disponibili si limitavano alla linea dell’orizzonte per via della curvatura della terra.